LA RICERCA DELL’EQUILIBRIO

In Expo, la Corea del Sud ti invita a individuare la giusta via di mezzo tra spreco e scarsità alimentare attraverso le indiscusse virtù della propria tradizione culinaria

Il bambino malnutrito e la sfera della Corea del Sud in Expo Milano 2015

Se è vero che molti Paesi presenti a Expo cercano di dare una risposta alle sfide alimentari del futuro studiando e sperimentando metodi di produzione alternativa del cibo, la Corea del Sud lo fa ripartendo dal passato. Nel suo padiglione, forse il più elegante del Decumano, ti ricorda che “sei ciò che mangi”, ti provoca, ti fa riflettere, ti pone domande e avanza proposte che trovano fondamento in una tradizione culinaria millenaria.

SINUOSO COME UN MOON JAR

Struttura architettonica del padiglione della Corea del Sud in ExpoLa struttura architettonica del padiglione è ispirata al Moon Jar, un tradizionale vaso in ceramica che richiama la forma della luna piena, risalente al periodo della dinastia Choseon (1392-1910) e utilizzato ancora oggi per conservare cibi fermentati come i frutti di mare sotto sale (jeod-gal), le salse e le paste (jang).
Ideato dallo studio di architettura Archiban, con le sue forme sinuose il padiglione si distingue in un sito caratterizzato dalla linearità di una pianificazione urbanistica tipica dell’Antica Roma, rievocata dalle direttrici Cardo e Decumano.
In un percorso espositivo di 3.990 metri quadrati, firmato da un operatore culturale del calibro di Singongtech, la Corea del Sud ti ricorda come il cibo che mangi quotidianamente faccia parte del tuo corpo, della tua vita e costituisca la cultura della comunità cui appartieni. In altre parole, ti rammenta come esso rappresenti la tua identità. La questione sta tutta nel saper scegliere qualità e quantità adeguate, nel rispetto di te stesso e non solo. La soluzione coreana la scopri passo dopo passo, tra opere d’arte e installazioni ipertecnologiche, che ti guidano alla ricerca del giusto equilibrio. Per il momento, a questa ricerca hanno voluto partecipare più di 2 milioni di visitatori.

CIBO IN BIANCO E NERO

L'ingresso del padiglione della Corea del Sud in ExpoSe già il grande cumulo di barattoli di latta, l’ammasso di sfere giganti e le radici scarne all’esterno del padiglione ti hanno invitato a riflettere, la prima domanda ti viene rivolta sulla grande scalinata che ti accoglie appena varcata la soglia. Sull’imponente parete bianca, dominata da svariati nomi di piatti scritti in tutte le lingue del mondo, ti viene chiesto di aggiungere di tuo pugno quello che preferisci. Sin da ora prevalgono il bianco e il nero, le tinte del contrasto che ben presto troveranno forti agganci tematici. Però un cucchiaio e una bacchetta color oro, con tutta la loro maestosità, dominano l’ingresso: entrambi da sempre presenti sulla tavola coreana, sembrano preannunciare un’armonia possibile.

QUANDO MANGI TROPPO

Lo scaffale di barattoli nel padiglione della Corea del Sud in ExpoNella prima sala del padiglione ti aspetta un enorme scaffale circolare pieno di barattoli. A essere rappresentata è la “saturazione”, da intendere in questo caso come l’eccessivo consumo di cibo preconfezionato.

QUANDO MANGI MALE

Le sfere della Corea del Sud in ExpoIl pensiero non può che correre alle malattie che derivano dalla cattiva alimentazione.
Per questo motivo ti ritrovi davanti a enormi sfere, che raggiungono il soffitto e invadono tutto lo spazio disponibile, proprio come se questo stesse per esplodere: sono il simbolo dell’obesità e del troppo mangiare.

QUANDO SOFFRI LA FAME

Ed ecco l’invito alla riflessione. Grazie a un ologramma, un bambino estremamente malnutrito (nella foto di apertura) ti costringe a pensare al dolore causato dalla fame e dal cibo in esaurimento. Questi sono rappresentati dai filamenti neri che si protendono dal grande tronco sotto al quale il piccolo è accovacciato. L’immagine del bimbo, così forte e viva seppur semplice riproduzione tridimensionale, è in assoluto ciò che mi ha colpito di più in tutto Expo. Sulla Terra siamo in 7 miliardi, ogni anno produciamo cibo per 12, ma quasi 900 milioni di persone muoiono di fame, mentre 1 milione e mezzo soffre di obesità. In una sala tanto spaziosa, in cui spesso rimbomba il fragore dei visitatori, ti puoi sentire piccolo rispetto a un problema di simile portata. Eppure quegli occhi che in qualche modo riescono a fissarti, possono farti avvertire il dovere di agire. È come se ti dicessero di partire dalle tue azioni quotidiane.

LA SOLUZIONE NELLA TRADIZIONE

L’accento viene dunque posto sul modo in cui possiamo nutrire il mondo. Per i coreani la soluzione sta in tre parole chiave: equilibrio, fermentazione e conservazione. Queste riconducono a un solo concetto: l’hansik, ovvero la loro cultura alimentare. Alla base di essa, che ha alle spalle una storia di 5mila anni, c’è la filosofia per cui “cibo e medicina hanno la stessa radice”. Dimostrazione ne è il fatto che sia incentrata su piatti nutrizionalmente equilibrati e rigorosamente stagionali.

LA SINFONIA DEL CIBO

Nel padiglione l’equilibrio e l’armonia che caratterizzano gli alimenti base dell’hansik vengono rappresentati con una “sinfonia del cibo”. Questo è proprio il titolo della performance visiva messa in scena da due robot dotati di braccia meccaniche, capaci di far ruotare enormi schermi rettangolari di 360 gradi. Uno spettacolo a dir poco sorprendente, di cui puoi vedere alcune sequenze nella photogallery sottostante. Nelle immagini finali viene introdotto un grande protagonista della tradizione culinaria coreana, l’onggi, cui è dedicata la prosecuzione della mostra.

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LA SCIENZA DELLA LENTEZZA

Onggi gigante nel padiglione della Corea del Sud in ExpoIl cibo coreano è “slow food” per eccellenza. Si basa infatti quasi esclusivamente sul processo della fermentazione, una vera e propria “scienza della lentezza”: solo utilizzando i microrganismi presenti in natura, e seguendo i ritmi di quest’ultima, vengono infatti generati i fermenti lattici che incrementano sapore e proprietà nutritive degli alimenti. A partire dal kimchi, contorno principale dell’hansik, ottenuto salando e facendo fermentare il cavolo, nella cucina coreana sono davvero tanti i cibi sottoposti a questo processo: giusto per fare qualche esempio, possiamo ricordare la salsa e la pasta di soia, la pasta di peperoncino nonché vari tipi di liquore e sottaceti. La fermentazione avviene grazie all’onggi, ovvero il “recipiente che respira”. In pratica, è una giara tradizionalmente realizzata in terracotta e contraddistinta da piccolissimi pori che consentono all’aria di entrare e attivare la fermentazione. Nel padiglione, il processo viene riproposto visivamente proprio in un grandissimo onggi, in cui puoi anche entrare, e in alcune installazioni che lo attorniano. Il fenomeno è paragonato alla “creazione della vita” perché attraverso la scomposizione della materia organica originaria vengono attivati la sintesi e lo sviluppo di nuovi elementi.

LA SAGGEZZA DELLA TERRA

Sala degli onggi nel padiglione della Corea del Sud in ExpoUn tempo il cibo coreano veniva conservato sotto terra proprio tramite gli onggi, il cui impiego garantiva sicurezza e freschezza. Ed è per questo che centinaia di essi sono i protagonisti dell’installazione dedicata alla conservazione: ricoprono infatti il pavimento di una grande sala buia e contengono schermi che, tramite immagini ed effetti sonori, ti guidano alla scoperta delle stagioni coreane e del metodo con cui il cibo può essere salvaguardato in modo naturale.

CIBO SALUTARE PER IL FUTURO

Salone circolare nel padiglione della Corea del Sud in ExpoA conclusione del percorso, ti aspetta un salone circolare del diametro di 16 metri. La parte superiore delle sue pareti è interamente ricoperta da coltivazioni verticali. Al pianterreno l’hansik viene celebrato come cibo salutare per il futuro proprio per la sua capacità di stabilire un intrinseco legame tra uomo e natura. A testimoniarla basterebbe l’eccellente fama internazionale del kimchi, ma possiamo anche ricordare gli ottimi metodi di cottura adottati per verdure, pesce e carne, che contribuiscono a mantenerne le proprietà nutritive pressoché inalterate.
Alle pareti, diversi filmati ti propongono coreani di tutte le età che ricordano l’importanza di una vita sana. Al centro della sala, puoi invece ammirare i caratteristici soban (tavolini da pranzo) e vari tipi di stoviglie. C’è anche il surasang, la tipica tavola reale: pensa che nelle occasioni formali accoglieva 12 portate, distinguendosi così da quella della nobiltà, che ne prevedeva nove, e dei cittadini comuni, che ne contemplava ancor meno. Alcuni tavolini sono dedicati anche alla cultura del tè, da sempre intesa come “disciplina della mente”, e ai liquori, tra cui il più diffuso è il cheonju, ricavato dal riso.

Soban nel padiglione della Corea del Sud in Expo

Ripensando a quanto sorprendente sia la tradizione alimentare coreana, ti ritrovi sul Decumano. Dopo esserti sentito sospeso tra passato e futuro, ti sembra strano di essere rimasto nel presente. Eppure non è che tu sia veramente andato sulla luna: ti hanno semplicemente messo i fatti nero su bianco e ti hanno spiegato che la soluzione per dare energia alla vita e nutrire il pianeta può essere a portata di mano. Sta a te agire di conseguenza.

Ubicazione: tra il padiglione dell’Enel e la Technogym Arena (coordinate sulla mappa: G 9; fermata della navetta: 3).
Orari: il percorso espositivo apre alle 10 e chiude alle 21. Il padiglione è dotato di un take away, un ristorante e un negozio di souvenir.

Per le fotografie senza indicazione di copyright: Padiglione Tedesco Expo Milano 2015/B. Handke per l’ologramma del bambino malnutrito; Expo 2015/Daniele Mascolo per la parete dell’ingresso e la sala degli onggi;  Korean Pavilion per la struttura architettonica.

Leggi anche le presentazioni degli altri padiglioni in Racconti da Expo.

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17 pensieri su “LA RICERCA DELL’EQUILIBRIO

    • Grazie, Laura. Leggendo il tuo commento mi sono immaginata di essere a Expo con tutte voi che abitate lontano e, per un motivo o per l’altro, non potete andarci o vi è stato possibile fare solo una toccata e fuga… Sono sicura che insieme ci divertiremmo un mondo, anche se in questi giorni è veramente affollato e un po’ meno godibile di quanto lo è stato in primavera o a inizio estate.

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